venerdì 30 ottobre 2009

MI FAI RIDERE DA VIVERE


Mi fai ridere
da vivere
nel pieno dei raggi
di un sole bambino.
Mi fai ridere
sorridere
con gli occhi spalancati
dentro  di me.
Mi fai contare
 lacrime di gioia
così preziose
nel gioco,
sincere di storie
di frasi svelate.
Mi fai
respirare
del nuovo sentire
di un racconto detto e ridetto
come una serena filastrocca
che culla i pensieri
separandoli
dalle malinconie.
Mi abbracci lontano
per immaginare corpi stretti
viziandomi
di colori e sfumature
per dipingere
quadri d'autore.
Mi fai ridere da vivere
per coccolare il tempo
che trascina le membra
senza mai riposo
come lancette
di orologio
a spasso per il mondo.

Luciana BIANCO

lunedì 26 ottobre 2009

COME UN AMANTE


I tepori notturni
si soffermano languidi
sotto il lenzuolo
che prende forma.
Accarezzano la pelle
fino a distogliere
il sonno
che invece
geloso come un amante
riprende possesso
di me
fino a stordirmi.
...E al mattino
sono ancora lì...
pieni di fascino
amorevoli.
Mi abbracciano
mi coccolano
si soffermano languidi...
i miei
tepori
notturni.

Luciana BIANCO

domenica 25 ottobre 2009

LO STESSO DESTINO


Quante porte chiuse
quante chiese
lungo il mare aperto
verso il monte alto.
Mani arrampicanti
ginocchia flesse
occhi della luna
nel profondo dei pozzi
dove
la notte rimane immensa
come una stella
che
rompe il silenzio.

Luciana BIANCO
A Sonia Alcione piace questo elemento.

venerdì 23 ottobre 2009

LA TIGRE


Quando la tigre
ti prende
non hai
scampo.
I suoi artigli
ledono la pelle.
Le tue urla
soffocano..
quel manto oro e pece
ti copre.
Ti sbrana
la tigre
e ormai il tuo corpo
non è che
un brandello.
Fiutata, inseguita
catturata,
divorata.
La tigre vive
divorando la vita.

Luciana BIANCO

mercoledì 21 ottobre 2009

E RACCONTARE IL CIELO


E se quel verde dorso
avanzasse
per raggiungermi
e raccontare il cielo
 la terra
e gli alberi di ferme radici
i suoni
 il silenzio,
 riuscirei
a sopportare il bruciore
di quell'ortica
che la gente lascia crescere
negli atrii
delle proprie case.
Cosa si può fare
albero fratello
cosa ci succede
se la montagna per parlarci
frana di continuo
se il mare scalpita
per protestare
se la terra trema di paura.
Verde dorso ti penso
sinuoso
docile
amico.
Allora vieni da me
per dedicarmi
al silenzio.
Per dedicarmi
a quei suoni
che solo gli alberi
con le radici
come arpe feconde,
liberano nella terra.
Per arrivare al tremore
 raggiungendo
 squarci di cielo

Luciana BIANCO

SEGUI LA CORRENTE


Quando i sentieri
nella selva degli animi
s'incrociano
per condurre gli animi stessi
alla sorgente
di un fiume..
è così dolce
e semplice
seguire
poi
la corrente..
che tutto intorno
è vita.

Luciana BIANCO

martedì 20 ottobre 2009

FORSE


Se ancora di me
hai il ricordo
forse
mi porti negli occhi.
Se ancora di me
ti spinge la voglia
mi senti
scivolare
sulla tua pelle.
Se mi rispondi
con tono
è probabile
che tu mi tenga nel gioco.
Ma tu non ti fermi
ad ascoltare
la sfumatura
delle  parole...
alcune galleggiano
nella tua testa
 si perdono di colore
è lì
che il tuo cuore
trascura ricchezze.
 Rimane
l'immenso
sapere
per chiunque
ti chieda aiuto
 e tu ascolti
solo quello
che non è il mio richiamo.
C'è un filo di vento
che mi lega a te
lo stesso
che un giorno
entrando in casa
mi suggerì
di cercarti presto.
Il filo
ha tessuto
vesti rapaci
che solo tu
hai toccato e sgualcito..
in quel soffio di vento
in quei pochi minuti di tempo.
Io tra gli altri
io come loro...
non uno strumento
tra i suoni
neanche un'essenza
tra i profumi
nè uno spiraglio
tra le porte socchiuse
nemmeno un addio
tra i saluti e le cose.

Luciana BIANCO

ANNEGARE


Sopravvivere
alla forte corrente del fiume
dopo essere stati trascinati
dolce e lento
fortissimo.
Giunti
allo sfocio
farsi prendere dal mare
per disperdersi
nell'immenso..
ancora più nel fondo
dove
t'ingoia quel blu
così profondo.
Abbandonare la rete
dove
i miei capelli
intrecciati
con la trama
sono rimasti impigliati.
Quel pescatore
di sensazioni
ha tirato forte
per non lasciarmi andare
poco a poco
ha lasciato la fune
per riprenderla
le volte dopo
e
tira
e
molla.
Ma io
che ho sempre
avuto timore del mare
perchè
mi sono lasciata
annegare?

Luciana BIANCO

domenica 18 ottobre 2009

...COME RICCIO DI CASTAGNA


Non ti guardo
da molto tempo
non ti sento...
le tue parole
perdono colore
quando
cerco di disegnarle.
Durante
le ore
cresco con la mia anima
che sembra sconfinare
fuoriuscendo
dall'involucro
che m'imprigiona...
come riccio di castagna.

Luciana BIANCO

sabato 17 ottobre 2009

I GIORNI VUOTI DI PAROLE


Gli eventi del destino
percorrono
la vita mia in un attimo
ed è
come rinascere
con tante vite in corso.
Non sbaglio
se mi fermo
per fissare le tue mani
mi sembra
che il domani
sia così lontano.
Ma questi lunghi giorni
avidi di sole
si spargono di pena
son vuoti di parole.

Luciana BIANCO

CADENDO A PEZZI


La tua bocca interrotta
continua poi
a muoversi
cado a pezzi.
Cerco le mani
per ferirmi le dita.
Rastrello i pensieri
seminando rabbia
e tu..
cenere sui miei fianchi.

Luciana BIANCO

DORMO


Ladra di notte
nel vuoto di una stanza.
Rubo pensieri
che
mi portano al sonno
e rumori
persistono nell'aria
come sale
nel mare...
dormo.

Luciana BIANCO

SORRIDERO'


Sei dentro di me
e
ancora non conosco
il tuo nome.
Chi sei?
Sei dentro di me
e sento i tuoi gesti
e so che sarai uomo.
Arriverai di settembre
come tuo fratello
e
ti aspetto con timore..
ripenso a quei momenti..
io
e
quel forte dolore
quasi irreale
e poi..
la vita.
Ho paura
ma quando
conoscerò i tuoi occhi..
sorriderò.

Luciana BIANCO

venerdì 16 ottobre 2009

I GIORNI CALATI NEL SOLE


Quel giallo m'incanta..
è intenso
uniforme
poi si allarga.
S'illumina
facendosi ampio
mi coinvolge.
Lo tocco..è come seta
scivola di eleganza
 poi si ricompone.
Rende dolce
il mio umore
così frastagliato
in questi giorni d'estate.
La vita dentro  me
la morte fuori
nel sud del paese.
La morte che spaventa
c'insegue
ovunque
anche nel ritorno
verso casa.
Pensi alla tua terra
ai giorni calati
nel giallo del sole
rinfrescati
poi
dall'ombra dei tramonti
rassicurati
dal morbido di quei guanciali
che braccia materne
cullano al sonno.
Poi metti in fila
le parole
che
userai per i saluti
dopo un anno
che
non vedi
la tua gente..
e pensi, chissà
se qualcosa è cambiato.
Sfumano i pensieri
alla vista del paesaggio..
lo senti amico
ma ad un tratto...la morte.

Luciana BIANCO

A MICHELE


Trascino la pelle
lungo i bordi del confine
rallento
si spezza.
I suoi capelli neri
ribelli
come cavalli bizarri
le sue membra flesse
come ali di uccello
la sua fibra viva
come è vivo Dio.
Tra le dita
di una mano che
mi sbarra gli occhi
come uscio di
prigione
scorgo
il volto suo
uguale al mio.
Le sue mani
caparbie
che prendevano il mondo
e quel vero sorriso
che sconfinava il cielo.
Ti parlerò
per ore e i giorni
non finiranno.
Ti chiamerò
quando
vedrò riapparire
quel sorriso
lungo
le mie orme...
si ricongiungerà
al mio essere
per l'immortalità.

Luciana BIANCO

LE SUCCOSE ARANCE


Ho adagiato
le mie membra
su quella terra
lontana
per darmi riposo.
Catturando
il profumo
di limoni e cannella
ho preparato misture
per filtri d'amore.
Come chiusa
nella garitta
di alberi d'arancio
aspetterò
di vedere
quei frutti dal colore
stordente
che sorride
a chi sente
il coraggio
di vivere in piena libertà.
Masticando spezie
e
mandorle amare
e
carrube al pepe..
intravedo
perenni scogli, emergere
dalle sicure acque di Agrigento.

Luciana BIANCO

LA STELLA


Pensa ad una stella, proprio come la immagini...a cinque punte, non come un pianeta. Pensala.. ed esprimiti con l'idea che non sia piccolissima, ma... alta come una quercia e che dia un luccicore, proprio come avviene in una congiunzione degli astri, a vista d'uomo. Immagina le sue punte, ricoperte di scintille e ammirala ruotare in quel prato davanti alla tua casa, come una sinuosa danzatrice dell'Est. Uno spettacolo che distoglierebbe i tuoi pensieri dalla luce di quel fuoco rovente che ti brucia dentro. Immagina la stella a cinque punte, verso cinque direzioni da seguire a palpebre socchiuse, a labbra dischiuse, a braccia rilassate..a mente sgombra. Cinque direzioni da valutare con attenzione e garbo: Autostima, Consapevolezza, Entusiasmo, gli Altri e l'Essere.

Luciana BIANCO

LA FINESTRA


Guardami
perchè mi ami
non perchè mi vuoi.

Toccami
perchè mi senti
non perchè lo sai.

Aspettami
perchè mi cerchi
non perchè ci sono.

Separa gli anni tuoi
dai miei
e richiudi la finestra
dalla quale
ti sei affacciato
e
dove
io ti ho salutato.
Sporgendoti
hai sciupato
i fiori del davanzale
e
non ti sei fermato.
Hai preteso
ancora e ancora
il mio saluto
 ma...
guardami
perchè mi ami
non perchè mi vuoi e
aspetta
il mio sorriso.

Luciana BIANCO

mercoledì 14 ottobre 2009

TU ED IO


Tu sei
l'uragano
che trascina i miei sensi
tu la vastità del mare.
Tu il cerchio
ed io il rispettivo concentrico.
Tu la Torre di Babele
e il cavallo che ingoiò Ulisse.
Tu, l'arrivo e il ritorno
il ghiaccio e il fuoco.
L'arte e la replica
il viaggio e la fossa.
Tu sei la sabbia del deserto
e la neve che imbianca.
Tu l'impulso
il battito
il distacco.
Tu la pratica
e la teoria
tu la gente e la follia.
TU sei tu
ed io...non più.

Luciana BIANCO

IL PANFILO BLU


Un panfilo blu
che naviga in acque dolci.
Un panfilo blu
che raccoglie piaceri
e saette non riescono
a colpirlo.
E' blu come il cielo
come l'acqua
che traspare
come un pesce ammaestrato
proveniente
da mari tropicali
da chissà quale luogo incantato.
Un panfilo blu
si culla lontano
è giunto
e incrocia le navi più bianche
contrastando gli orizzonti
 sfrecciando leggero
verso cumuli di nubi.
Pare un nobile gabbiano.
 Senti raccontare novelle
sul suo navigare
tra i raggi del sole
tra le schiume salate
di caldi e pazienti scogli
tra le reti di forti pescatori.
Una bottiglia
sulla riva
contiene parole
dimenticate
pare s'infranga
ma si copre di sabbia
scomparendo
agli occhi miei.

Luciana BIANCO

ASCOLTANDO BATTIATO



Sugli anfratti
dietro gli angoli dei grattacieli
tra le case bianche
di quel villaggio,
sugli alberi in fiore
di queste ultime primavere...vorrei.
Esplosione chiusa, soffocata
nelle mie arterie
che premono
lungo le membra.
Esplosione
che raggiunge  brandelli
di una nuvola
e lascia
quel pezzo di
me,
riflesso dall'alto.
Esplosione
di suoni
comete
pietre di ogni forma e colore
delle viscere terrestri
che fuori di me...vorrei.

Luciana BIANCO

ANGELI


E' tutto fra di noi
non ci serve niente..
angeli tra gli angeli.
Chiunque può esserlo
aiutando l'altro.
Mitezza dell'agnello
maestosità del leone
purezza del gesto
e
il cuore sempre
aperto, l'orgoglio
perduto..
la testa allo scoperto.
Luciana BIANCO
Grazia De Michele
Grazia De Michele
Certamente è un disegno, questo, una definizione dell'uomo davvero di largo respiro, è guardare all'uomo come ad un microcosmo in cui la scintilla del divino opera e si accende in misura minimalista, forse, rispetto al Creatore, ma comunque offrendo all'essere umano la possibilit... Visualizza altro... Visualizza altroà di rivelarsi grande.Come dire?? Di...assomigliare...E di assomigliarci. In un processo di apertura dell'intelletto e del cuore, ma anche culturale e sociale, nel quale, come dice in modo incisivo e poetico Luciana, ci si dà tutti la mano per stringersi attorno ad un gesto comune : darsi con l'umiltà dell'agnello e l'incedere grande e forte del leone, chinando il capo, però,ai vissuti che ci sono dati da vivere, sempre consapevoli della consegna grande che ci è toccata. Essere simili alla luce che illumina o ombreggia il nostro cammino.
Che bei versi , Lucy....
01 agosto
Luciana Bianco
Grazia..quello che leggo di te m'incanta..rimango a bocca aperta davanti alle tue parole...riesco a vederne l'anima e tutto questo mi tocca dentro, così forte che.. mi riempie di commozione. Sei il fiume in piena che aspettavo e che meraviglia farsi trascinare dalla tua forza...questo è il dono, fra tanti altri, che aspettavo da tempo..

CHI SONO IO?


Chi ero nel passato?
Mi sento regina
forse guerriero,
a volte mendicante
 spesso giullare.
Mi sento un pezzo di terra
con sopra il cielo
che mi delimita
così come
nei disegni e negli orizzonti.
Mi sento un punto
da cui partono le direzioni.
Un sentiero, una città
un teatro pieno di gente
una casa dai muri spessi.
Forse
sono stata un amuleto
dal colore verde
perchè lo adoro
mi concede l'agio.
Spero
di non essere
mai
stata
un tozzo di pane duro
tra le povere dita di una mano..
non avrei voluto conoscere
mai
così a fondo
l'infelicità dell'uomo.
E in questo tempo
in cui sono donna
non mi sento abbastanza
madre o moglie, abbastanza
figlia o sorella o essere umano
o animale o computer.

Luciana BIANCO

CERCANDO LE ROTTE


Attracco i pensieri
sul lembo
più sottile
della mia anima.
Restano fermi
come
vecchie barche
consumate dall'acqua.
Con le prue
sgangherate
i timoni calmi
e
l'odore del mare
forte
nelle stive.
Arranco, cerco
rotte
precise
da seguire
e
poi stanca
lascio le barche
immobili,
mosse solamente
dal vento
fresco
di questi giorni.

Luciana BIANCO

TENERTI NEL CUORE


E quando piangevo
perchè
non scorgevo
più
le tue alture
le tue strade sinuose
e non sentivo
i tuoi odori
avvolgermi come scialli.
E non sentivo
la gente dialettare
dietro le tende
nell'ombra
di quelle case di pietra.
E non sentivo
il dolce rumore
dei passi lenti e sicuri dei muli
con le forti code
come catene
a cui si aggrappavano
quelle mani sincere
per la dura salita.
E
non scorgevo
le fronde di una squisita frescura
unica e bella
come l'acqua di fonte,
quella degli alberi della "riedd"...
quell'angolo di paese
così incantato
così fermo
nell'immagine indelebiledella memoria.
E non c'era più
quel cielo di un colore maestro
che rapiva il mio sguardo
per lunghi attimi, distogliendomi
dalle chiacchiere del paese.
Piangevo
e
l'unica cosa da fare
era..
tenerti nel cuore.

Luciana BIANCO

L' UOMO DELLA VALIGIA


L'uomo della valigia porta tante meraviglie con sè. Vive il mondo e ne fa dono, quando abbraccia la gente. Molte cose di lui mi fanno pensare alla luce del sole, all'energia dell'universo, alla forza della natura e qualcos'altro di lui mi porta alle tenebre. L'uomo della valigia inonda segreti, come il mare quando copre la terra, conquistando i marinai e sconfinando così, dietro le misteriose isole. Si fida forse di alcuni e si racconta poco, dice agli altri ciò che vogliono sentire: parole giuste, separate, sospese. E quando le parole, vengono sciolte per comporre discorsi poco comuni, allora affascina gli eletti e anche se stesso. Un tempo pensavo fosse immorale il tradimento coniugale, che lo fosse anche il rubare e le bugie: cose da archiviare e bla bla bla ...e bla bla bla. Forse è così, ma ora ho capito che prima di tutto è immorale "non conoscersi". Calpestare "il proprio io", camminare a testa alta, senza sapere chi siamo, è immorale; da ciò deriva la leziosità che dà sfogo al mal comune, che non è mai "mezzo gaudio", ma completamente e sicuramente deleterio per l'umanità tutta. Ma se ti capita un giorno di incontrare l'uomo della valigia e ti soffermi a rovistare nel suo bagaglio, ti prende in gola una di quelle paure che ti parte da mezzo e ti attanaglia il cuore. Pensi sia la morte e allora..mentre ti caghi addosso vuoi scappare via. Oppure, rimani lì a sentirne l'odore e tremi e ti lasci sudare le mani e poi finalmente, ti prendi per quel cazzo di bavero e dici a te stesso: " Salta il fosso, salta e non chiudere gli occhi. Corri fortissimo e fermati agli argini..guarda sotto, guarda la distanza che ti separa dal salto. Non parlare , apri gli occhi..apri bene questi occhi e decidi...salta! Non pensare, cullati nel brivido e salta. Salta gli argini, supera l'attimo e conta per arrivare a uno, perchè uno è l'inizio e non tornare mai a zero. E se questo accade senza che tu lo voglia, riparti, muoviti, riparti...veloce. Voltati e guarda cosa lasci indietro, arriva e ..SALTA." Il salto può sembrarti esiziale, senti ancora quella paura che ti accompagna ogni giorno. Te la guardi a colazione, te la scrolli dalle spalle e lei ritorna tra le palle. Attento però, è un errore di valutazione, è solo lo spavento, che senti materializzarsi sul dorso, come un enorme scorpione che ti soffoca i pensieri, ti toglie il sonno della notte...ci combatti nel tuo letto, perchè ti punge la pelle, te la ferisce e invece su di te è planato un gigante kathartes delle inibizioni fisiche e mentali. Non sei in grado di capirlo subito, ti dimeni nelle ore del giorno come un indemoniato e sospetti sia così, poi sfinito ti sorprendi adagiato sullo specchio e ti accorgi che sei cambiato, sei leggero...le zavorre, quasi tutte, le hai mollate in basso. Ti si allargano gli occhi e vedi tutto meglio, si allarga la tua bocca e sei pronto ad ingoiare, tutto quello che non avresti mai pensato di mangiare. Quanta energia..tutta in quella valigia: quell'uomo catalizza gli individui, rinnovando se stesso e procurando formidabili scambi di forza vitale che non sempre vengono riconosciuti come tali per i famosi precondizionamenti. Quale magnifico spettacolo della natura, lì al tuo cospetto..un talentuoso ibrido e la sua regale componente che lui usa come armatura, consentendogli impermeabilità disarmanti, che raramente lo mostrano vulnerabile e allora ti viene rabbia. Maledici quel giorno...poi, ci ripensi. E se parte della sua forza, appartenesse al "boni animi vir"? Questa, sarebbe gestita con parametri cerebrali e racchiusa, custodita e costantemente monitorata come il bene più prezioso, quale deve essere, dato il contesto, nell'intento di tutelare se stesso. E allora rovista, rovista ancora in quella valigia e ci trovi il mare imbottigliato.. e rovista e ci trovi un girotondo di bambini, degli scherzi in un paniere, tanta stoffa da cucire. Quanta voglia di fare , lì in quella valigia..fra tutte quelle storie, riposte con cura con l'amore di qualcuno che mai, geme per l'invidia. Non c'è pianto e nè tristezza nella valigia semiaperta; ci trovi tanta vita, colori netti..poche volte sfumati; tele di quadri e oggetti vari, musica in brani, veri uragani e calme brezze della sera che ti sussurrano il domani. Intravedi dei puntini roteare, come lucciole vaganti, son tutte sopra un campo e non vanno via di lì. Poi di giorno non le vedi, son coperte da quei grandi girasoli, dai folti petali, dai fitti semi e poi la luce è così forte che ti prende voglia di rubarla, ma è lei a rinfrangersi nel buio di quel pozzo, così fondo e così pieno. E giù con quel secchio e vuoi tirare, tirare con le mani, tirare coi polmoni e mentre fra i denti ti seghi la lingua, lasci la corda. Spalanchi le braccia per farne ali e lui le sorregge, ma solo un pò..quel tanto per stropicciarti gli inutili lembi della tua anima bieca. L'uomo della valigia raccoglie la pioggia, goccia dopo goccia: la convoglia con precisa minuzia e squisita attenzione. Per evitare che l'acqua ristagni, si prende cura di ogni molecola e con le sorelle esperienza e sapienza, porta i fiumi in piena, facendo in modo che tutto si ricongiunga al mare. T'incanti a guardare quella cascata, mentre scoscende dalla montagna e poi giunge alla vallata. Poi, lo vedi navigare su dei bellissimi velieri: lui, il pirata delle malinconie, dei grigiori autunnali, delle infelicità supine, quelle che ti spezzano la schiena. Lui, la voglia che ti tamburella sulla fronte, l'idea concreta della vitalità, ciò che calibra il flusso di energia; qualcosa che da sempre cerchi e che decidi di vivere, solo se la riconosci. La rivelazione non avviene in modo semplice, solamente la predisposizione alla natura ennesima, ti conduce alla caleidoscopica conoscenza. L'emozione per l'evento ti disorienta, catapultandoti sulla terra dello scibile...e mentre continui a rovistare, lui è lì che ti guarda, ti accarezza le intenzioni e ti lascia partire con i tuoi vecchi bagagli un pò sgangherati. Arriva il confronto, osservi i tuoi gesti anche negli altri e ti vengono in mente quelle cose, dette e stramaledette sul bene e sul male, percorri i binari di ogni paese e ti fermi. Sei di nuovo in quella stazione, piena di gente di ogni colore, di voci , di suoni ed armonia e vedi lui, l'uomo della valigia, messo di sbieco sugli scalini di un treno...ti aspetta e fà finta di niente, adorabile come sempre, detestabile ed arrogante, amorevole e ineguagliabile, seducente, come solo un dio sa esserlo veramente. Si muove verso gli scomparti con quello stile che lo distingue, con l'orgoglio puntellato sui denti e con gli occhi quasi mai trasparenti, ma con lo sguardo attento, le mani tecniche in equilibrio che bilanciano continuamente, le innumerevoli sfere come le stelle di un planetario. Quella sicurezza frastorna e di colpo quell'abbraccio sincero, rende morbido qualsiasi dolore...è un abbraccio infinito che ti accompagna ovunque e fai uso di sciarpe per simularlo sempre; è un bisogno concreto, vuoi avvertirne il peso, ma cosa succede? Riesci a pensare ad altro, ti spinge la curiosità di quello che il mondo offre e te ne vai più in là, ma di poco. Ne ho viste di partenze in tutto questo tempo, ho visto dei ritorni con pause distanziate, flussi e riflussi vari e nuovi ingressi sempre, ed io perchè rimango lì? Di fronte a quel blu cobalto, resistendo al peggio, frugo ancora nel bagaglio e ci trovo del coraggio. Tutto si svela poco a poco, perchè nessuno calpesti il sogno dell'altro: "la propria libertà"; il nostro bene comune, l'unica cosa che impreziosisce il mortale egoismo. Un concetto ribadito e palesemente testimoniato da quel grande amico che offriva rifugio quando si cercava il conforto, quando serviva il silenzio pieno, nutriente..alimentato da quella poesia che si respirava, intorno alla sua grande casa, che veniva apparecchiata sulla sua immensa tavola, spennellata tra le cornici e sostenuta dal suo fermo credo. La definizione "essere un pò fuori dalle righe", sottolinea quel modo di essere e di porsi che ti delimita, relativamente dal resto, ma che ti eleva, sicuramente da questo: la suddetta, appartenendomi mi spinge a ricercare i miei simili, senza mai discriminare gli altri. Perchè "quello che non deve mai non essere", è "la libertà di essere"..è "la nostra sacrosanta deità". E ora io vivrò di più, conoscerò senza nessuna tregua, raccoglierò ogni parola data per ricavarne sorrisi e se ritornerò a "zero", sarà solo per queste parole: "io che tradisco la metrica, io che vado oltre ogni logica, cerco comunque nel mio cuore, che non si sbaglia mai". Quando ho aperto la valigia c'era tanto materiale: vi ho trovato la fatica, l'intelligenza della sfida, quella furbizia della vita. Poi tanta dedizione, la responsabilità,il gioco, l'esempio, la strada e la casa. Con la paura scaturita ho superato le fobie, ho allentato quelle stringhe che mi bloccavano le gambe. Come "guerriero della luce", mai dimenticherò la gratitudine, ma come "dea aspirante", mai ti ringrazierò, caro il mio "uomo della valigia"..perchè gli dei fra di loro non si ringraziano, sarebbe un 'universale anomalia. Perchè ringraziare se stessi è superfluo, tu sei il mio 'alter ego' e puoi capirmi. Ma volersi bene è legittimo, indispensabile, inconfutabile.
Luciana BIANCO
Grazia De Michele
Grazia De Michele
E' un canto all'autenticit... Visualizza altroà. A far emergere dal profondo, quasi dal pre-coscienziale, quella carica, quella messe di originalità che ciascuno di noi porta in sè come patrimonio spesso mai svelato; non originalità nel senso di diversità ma nell'accezione di adesione profonda all'essere se stesso riconoscendosi...Diceva il grande spagnolo Ferlosio: "L'uomo che non sa trasformarsi è uno sciocco", ed aveva ragione; dice la bravissima Luciana:" L'uomo che non sa ri-trovarsi è la banalizzazione della grandezza e della singolarità di ogni essere umano", e non ha solo ragione, diviene spinta e staffetta a riconoscersi unici -ciascuno- nel mondo...
Tu non sei una guerriera della luce ma dentro la luce combatti, ed è diverso perchè riconosci da altra prospettiva le ombre...
04 agosto

IL CAPO DI FINE


Sono onde frenetiche
parallele tra loro,
si rincorrono.
Sono innumerevoli crocette
e cerchi
concentrici
che ipnotizzano.
Parabole impilabili
linee rette e altre
congiungenti,
ragnatele infinite.
Sono zig zag consequenziali
e instabili
innumerevoli  fluidi
di colore e odore...
gli effluvi
di aromatiche sensazioni.
Sono severi schemi
e leggere parole
comportamenti
da fuorviare il pensiero.
Sono venti e correnti
di solitudini
e affollate cerimonie
preghiere sentite,
ipocrisie a volte
con giochi d'azzardo.
Ma le passeggiate
al chiaro del sole
e quei tuffi inebrianti
nelle calde acque del Tropico...
Non sento più
le parole
dette in sottovoce
neanche le urla dimenanti.
Vedo
solo aiuole
complete
con fiori dipinti
e quadri
raffiguranti
profili reali.
Pulsano le inibizioni
scatenando
movenze tribali
con lamenti
secolari
al piacere primordiale.
La matassa
srotolata
non troverà
mai
il capo di fine.

Luciana BIANCO

IL TEMPO NELLA STELLA


Il tempo incastonato
tra cinque punte...le mie braccia
le mie gambe e la mia testa.
Il tempo
fermo in una stella
perchè
quando sono con te
tu sei il mio tempo
ed io
mi sento stella
e le tue mani
lancette
che attraversano il mio corpo
ed oltre.
Tu
il tempo nel mio centro....
e risplendere
vorrei
ridonandoti luce.

Luciana BIANCO

GHIACCIO SCIOLTO


Ho cercato
per lungo tempo
di lasciare
il freddo.
Ho lasciato
il lungo freddo
per riscaldarmi in te.
Un vento caldo
ha mosso i miei capelli e le mie membra
dalle mie mani
sempre fredde, come l'inverno
e dal  mio cuore così
aspro
come l'inferno.
Ora
il ghiaccio sciolto
rigagnola
negli occhi.
Rallento
perchè il fuoco
mi ha bruciato la pelle
e il dubbio
mi combatte

Luciana BIANCO

IL VENTO DI SETA


La tenda di seta
si muove
a tratti
organizza il mio sguardo..
Il vento
caparbio
s'intrufola nelle fessure
e viene in casa
per sapere di
me.
Gli racconto
di noi e fischia,
come un treno antico.
Stride e batte
contro i ferri delle ringhiere
scuotendo
tutto ciò che si muove.
Come un arabo
mi copro il capo
con un lenzuolo
e non sento, ma vedo muovere
le foglie
impazzite
che
si avvicinano
e si distaccano
senza ritmo,
come disperate danzatrici.
Ora
è un canto melodioso,
disteso e vicino...
sicuro,
prende la mia mano
e mi legge quei solchi
li riempie, gonfiandoli
e vedo solo il mare
così vasto, perlato di luccichii.
E ora
quello scoglio
che schiaffeggia le mie onde...le strappa,
le allarga e ne prende
il bagnato,
senza mai accarezzarle.
Vedo il mare
di tempesta,
quel grigio imburrato con l'azzurro
e la terra lontana,
spennellata dal bianco
dell'acqua e
sbava schiuma.
Le mie onde
disperse
inseguono solo il bagliore
dei lampi.
Il vento di seta
si ferma e
tutto svanisce
e i venti e i mari,
ricoprono la terra.

Luciana BIANCO
·
Lucia De Cotiis
Lucia De Cotiis
Continuo a pensare che devi pubblicare le tue poesie. Questa è molto bella.
02 settembre
Luciana Bianco
Luciana Bianco
Grazie Lucia...come procede li? Bacioni immensi
02 settembre
Marco Masini
Marco Masini
apprezzo
03 settembre
Luciana Bianco
Luciana Bianco
..grazie Marco
04 settembre

LA PIETRA CHE PIANGE


Ho incontrato una pietra
e il suo volto
era pianto.
Così
l'ho baciata e
accarezzata
tenuta stretta nella mano.
Una piccola pietra
grigia
di colore
come le montagne
che intravedo
in lontananza.
Ho pensato di usarla
per segnare
la parola "pianto"
sulla doga
di questa panchina.
Non era abbastanza
spigolosa
aveva rotondità
e
un profumo d'erba.
Era sola.
Piccola pietra del pianto
piccola pietra
del canto.

Luciana BIANCO

GERMOGLIO


Quando
ti aggrapperai
ai tuoi seni
per disperazione, l'amarezza
si scioglierà
nel ventre
bagnerà la terra
che
fertile
diventerà.
I tuoi germogli
sbocceranno
come urla
ai limiti
della bocca
come luce
ai bordi degli occhi
come pane in abbondanza.
Danzerai
tra le velature
dell'alba
 il tuo volo
sicuro
profumerà di fresco...
non sarà primavera, ma
il tuo essere donna in questo
secolo.

Luciana BIANCO

..E LA SEDIA A DONDOLO?


Questo posto
fuoriesce
dalle maniche della camicia
esplodendo
milionesima
come
un getto di coriandoli..
ma non è carnevale.
Ogni posto
mi è stretto e...
immenso, nel frattempo.
Come la sedia
troppo piccola, essenziale
che diventa nave..
oppure il divano
che è disteso
morbido
convinto
che diventa mare.
Ora
preferisco il letto
mi lascia stare
al sonno..
è conciliante.
Placa le ansie
riposa il corpo
separa i sensi
e culla
il sogno.

LA PRIMITIVA LEGGE DEL MONDO


Quando
arriverai a me
il mare avrà coperto
i miei capelli
spargendoli
a raggio
come petali
di una margherita.
Mi ricorderò della primavera
del fiato
di un vento
che mi sorprende
quando
sono da sola per strada.
E cammina
e cammina
arriverò a te
 il mare
porterà le sue onde
verso il mio ventre
raggiungendo
le anse profonde
di una terra
fertile e ocra.
L'incanto
del sogno
sarà interrotto
per una primitiva
legge
del
mondo
che è in te
e si esplica
inesorabile.

Luciana BIANCO

XOANON


Rimani
fermo così
come uno xoanon..
Le sfaccettature lignee
del tuo viso
sono prevedibili
ti allontanano
dal sapore delle mandorle.
Gusta il mio cibo
preparato
con il silfio
le tue membra
legate
ai gavelli di una ruota
vorticose
impazziranno
riposandosi poi
sul prato di innumerevoli farfare.
Quelle schegge
di xoanon
fanno male
Userei del raspo per ferirti
perchè ti piace il vino
userei il grano per ricoprirti
di giallo oro
perchè ti piace
morderlo e assaporarlo.
Dovrai lasciarmi
il passo
farmi entrare
da una porta
semiaperta
per capire di più.

Luciana BIANCO

QUEI FRUTTI CALATI NELLE FOGLIE


Curva sulla passione
separo i frutti del desiderio.
Quelli porpora
da quelli blu notte
quelli striati di verde
dai gialli
maturi di sole.
I rigoli del piacere
tracciano
mappe morbose
e ne esco
a fatica
come da ragnatele di xilosio.
Penso
alle mie finestre
aperte alla luce
e
quando intravedo
il bosco
con la sua ombra
m'immergo di fresco.
Quei frutti
calati nelle foglie
dominano le radici
di forti arbusti
di alberi
che da secoli
innalzano l'anima propria.
Ma scende
il soffio
del loro sentire
per gustare
la carnosità delle bacche.
Un'intenzione audace
che libera i sensi, ma
che palese
non incontra
l'altrui respiro
che
passeggero e furtivo
non raccoglie
le fragranze
dell'erba odorosa.

Luciana BIANCO

PROFUMO D' EBANO


Quando
ho incontrato
quel vecchio signore
mi ha raccontato
di mille storie.
Aveva
piccoli occhi
profondi di vita
le sue mani tremavano
un pò.
La sua pelle
color ebano d'ambra
rifletteva
nello specchio
sbiadito..
Mi ha dato
da bere
del rosso rubino
 ho bagnato
le dita nel fondo ..
 assaporato la punta
di ognuna,
sul viso del vecchio
una smorfia.
Mi ha mostrato
una foto
orlata di bianco
..un nudo di un tempo che fu.
Aveva amato
la donna rubino
con grande passione vermiglia.
Aveva preso
sinceri sorrisi
per farne
perle
sul seno,
 custodito
i suoi morbidi baci
per farne
fiori
di bosco.
Aveva preso
i suoi abbracci rotondi
per non lasciarla
mai più.
La mano trema
trova appoggio sincero
sul piano
di un tavolo severo.
All'improvviso
il vecchio signore
abbandona
la stanza
mi saluta di spalle..
svanito nell'ombra
della sua casa..
nel profumo
d'ebano d'ambra.

Luciana BIANCO

VULCANO


Come il paese
di un lontano
continente
hai
il richiamo forte
denso
ricco di fascino.
Dietro
le persiane
socchiuse
per il pesante caldo
di un giallo
stordente,
immagino
il paese mio
in questo pomeriggio.
La terra mia che
sento
nella distanza.
La
sento padre
fra le note
di un pezzo
che da giorni
esplode
di suoni
nelle stanze.
Riprendere
un viaggio che
mi porti a capo
trascinando
sempre con me
un bagaglio
di pietre
 belle
sfaccettate, così lisce
e taglienti,
lucide e pesanti.
Cerco
un vulcano
le disperdo nel cratere
Mi ustiono
mentre
raccolgo
la lava che avanza.
Un fuoco lento
sfacciato
arde
tra le mani

Luciana BIANCO


Lucia De Cotiis
Lucia De Cotiis
Nelle tue poesie ricorrono spesso le pietre, i sassi, oggetti che non hanno vita, ma che per te hanno un fascino e un senso particolari! Un po' come il sasso che ci passavamo quando eravamo piccole, che per noi custodiva dei segreti, te lo ricordi? Una sorta di sasso magico!
07 settembre
Luciana Bianco
Luciana Bianco
Siiii, si, si..si che me lo ricordo. E' un carissimo ricordo che custodisco prezioso dentro di me...mi riporta all'infanzia e alla tenerezza di quei giorni. E' vero, le pietre hanno un significato importante per me..sono vive, ascoltano, custodiscono, insegnano e dentro di esse c'è magia *-* Ciao Lucia cara, un bacio

CAPITOMBOLO


Corre veloce l'orologio
segna il tempo
mentre scrivo
mi accorgo che
la calligrafia
peggiora.
Ogni singola lettera
sembra
non resistere
alla forte battuta
del passo d'orologio.
Andrebbero
a destra
e
a manca
se non ci fosse
la mia mano
a trattenerle.
Sparse
qua
e

senza capo e senza verso
come i pensieri di questo giorno.
Andrò
al capitombolo...
spezzerò
allora
le lancette
per fermarmi
a
riflettere.

Luciana BIANCO