L'uomo della valigia porta tante meraviglie con sè. Vive il mondo e ne fa dono, quando abbraccia la gente. Molte cose di lui mi fanno pensare alla luce del sole, all'energia dell'universo, alla forza della natura e qualcos'altro di lui mi porta alle tenebre. L'uomo della valigia inonda segreti, come il mare quando copre la terra, conquistando i marinai e sconfinando così, dietro le misteriose isole. Si fida forse di alcuni e si racconta poco, dice agli altri ciò che vogliono sentire: parole giuste, separate, sospese. E quando le parole, vengono sciolte per comporre discorsi poco comuni, allora affascina gli eletti e anche se stesso. Un tempo pensavo fosse immorale il tradimento coniugale, che lo fosse anche il rubare e le bugie: cose da archiviare e bla bla bla ...e bla bla bla. Forse è così, ma ora ho capito che prima di tutto è immorale "non conoscersi". Calpestare "il proprio io", camminare a testa alta, senza sapere chi siamo, è immorale; da ciò deriva la leziosità che dà sfogo al mal comune, che non è mai "mezzo gaudio", ma completamente e sicuramente deleterio per l'umanità tutta. Ma se ti capita un giorno di incontrare l'uomo della valigia e ti soffermi a rovistare nel suo bagaglio, ti prende in gola una di quelle paure che ti parte da mezzo e ti attanaglia il cuore. Pensi sia la morte e allora..mentre ti caghi addosso vuoi scappare via. Oppure, rimani lì a sentirne l'odore e tremi e ti lasci sudare le mani e poi finalmente, ti prendi per quel cazzo di bavero e dici a te stesso: " Salta il fosso, salta e non chiudere gli occhi. Corri fortissimo e fermati agli argini..guarda sotto, guarda la distanza che ti separa dal salto. Non parlare , apri gli occhi..apri bene questi occhi e decidi...salta! Non pensare, cullati nel brivido e salta. Salta gli argini, supera l'attimo e conta per arrivare a uno, perchè uno è l'inizio e non tornare mai a zero. E se questo accade senza che tu lo voglia, riparti, muoviti, riparti...veloce. Voltati e guarda cosa lasci indietro, arriva e ..SALTA." Il salto può sembrarti esiziale, senti ancora quella paura che ti accompagna ogni giorno. Te la guardi a colazione, te la scrolli dalle spalle e lei ritorna tra le palle. Attento però, è un errore di valutazione, è solo lo spavento, che senti materializzarsi sul dorso, come un enorme scorpione che ti soffoca i pensieri, ti toglie il sonno della notte...ci combatti nel tuo letto, perchè ti punge la pelle, te la ferisce e invece su di te è planato un gigante kathartes delle inibizioni fisiche e mentali. Non sei in grado di capirlo subito, ti dimeni nelle ore del giorno come un indemoniato e sospetti sia così, poi sfinito ti sorprendi adagiato sullo specchio e ti accorgi che sei cambiato, sei leggero...le zavorre, quasi tutte, le hai mollate in basso. Ti si allargano gli occhi e vedi tutto meglio, si allarga la tua bocca e sei pronto ad ingoiare, tutto quello che non avresti mai pensato di mangiare. Quanta energia..tutta in quella valigia: quell'uomo catalizza gli individui, rinnovando se stesso e procurando formidabili scambi di forza vitale che non sempre vengono riconosciuti come tali per i famosi precondizionamenti. Quale magnifico spettacolo della natura, lì al tuo cospetto..un talentuoso ibrido e la sua regale componente che lui usa come armatura, consentendogli impermeabilità disarmanti, che raramente lo mostrano vulnerabile e allora ti viene rabbia. Maledici quel giorno...poi, ci ripensi. E se parte della sua forza, appartenesse al "boni animi vir"? Questa, sarebbe gestita con parametri cerebrali e racchiusa, custodita e costantemente monitorata come il bene più prezioso, quale deve essere, dato il contesto, nell'intento di tutelare se stesso. E allora rovista, rovista ancora in quella valigia e ci trovi il mare imbottigliato.. e rovista e ci trovi un girotondo di bambini, degli scherzi in un paniere, tanta stoffa da cucire. Quanta voglia di fare , lì in quella valigia..fra tutte quelle storie, riposte con cura con l'amore di qualcuno che mai, geme per l'invidia. Non c'è pianto e nè tristezza nella valigia semiaperta; ci trovi tanta vita, colori netti..poche volte sfumati; tele di quadri e oggetti vari, musica in brani, veri uragani e calme brezze della sera che ti sussurrano il domani. Intravedi dei puntini roteare, come lucciole vaganti, son tutte sopra un campo e non vanno via di lì. Poi di giorno non le vedi, son coperte da quei grandi girasoli, dai folti petali, dai fitti semi e poi la luce è così forte che ti prende voglia di rubarla, ma è lei a rinfrangersi nel buio di quel pozzo, così fondo e così pieno. E giù con quel secchio e vuoi tirare, tirare con le mani, tirare coi polmoni e mentre fra i denti ti seghi la lingua, lasci la corda. Spalanchi le braccia per farne ali e lui le sorregge, ma solo un pò..quel tanto per stropicciarti gli inutili lembi della tua anima bieca. L'uomo della valigia raccoglie la pioggia, goccia dopo goccia: la convoglia con precisa minuzia e squisita attenzione. Per evitare che l'acqua ristagni, si prende cura di ogni molecola e con le sorelle esperienza e sapienza, porta i fiumi in piena, facendo in modo che tutto si ricongiunga al mare. T'incanti a guardare quella cascata, mentre scoscende dalla montagna e poi giunge alla vallata. Poi, lo vedi navigare su dei bellissimi velieri: lui, il pirata delle malinconie, dei grigiori autunnali, delle infelicità supine, quelle che ti spezzano la schiena. Lui, la voglia che ti tamburella sulla fronte, l'idea concreta della vitalità, ciò che calibra il flusso di energia; qualcosa che da sempre cerchi e che decidi di vivere, solo se la riconosci. La rivelazione non avviene in modo semplice, solamente la predisposizione alla natura ennesima, ti conduce alla caleidoscopica conoscenza. L'emozione per l'evento ti disorienta, catapultandoti sulla terra dello scibile...e mentre continui a rovistare, lui è lì che ti guarda, ti accarezza le intenzioni e ti lascia partire con i tuoi vecchi bagagli un pò sgangherati. Arriva il confronto, osservi i tuoi gesti anche negli altri e ti vengono in mente quelle cose, dette e stramaledette sul bene e sul male, percorri i binari di ogni paese e ti fermi. Sei di nuovo in quella stazione, piena di gente di ogni colore, di voci , di suoni ed armonia e vedi lui, l'uomo della valigia, messo di sbieco sugli scalini di un treno...ti aspetta e fà finta di niente, adorabile come sempre, detestabile ed arrogante, amorevole e ineguagliabile, seducente, come solo un dio sa esserlo veramente. Si muove verso gli scomparti con quello stile che lo distingue, con l'orgoglio puntellato sui denti e con gli occhi quasi mai trasparenti, ma con lo sguardo attento, le mani tecniche in equilibrio che bilanciano continuamente, le innumerevoli sfere come le stelle di un planetario. Quella sicurezza frastorna e di colpo quell'abbraccio sincero, rende morbido qualsiasi dolore...è un abbraccio infinito che ti accompagna ovunque e fai uso di sciarpe per simularlo sempre; è un bisogno concreto, vuoi avvertirne il peso, ma cosa succede? Riesci a pensare ad altro, ti spinge la curiosità di quello che il mondo offre e te ne vai più in là, ma di poco. Ne ho viste di partenze in tutto questo tempo, ho visto dei ritorni con pause distanziate, flussi e riflussi vari e nuovi ingressi sempre, ed io perchè rimango lì? Di fronte a quel blu cobalto, resistendo al peggio, frugo ancora nel bagaglio e ci trovo del coraggio. Tutto si svela poco a poco, perchè nessuno calpesti il sogno dell'altro: "la propria libertà"; il nostro bene comune, l'unica cosa che impreziosisce il mortale egoismo. Un concetto ribadito e palesemente testimoniato da quel grande amico che offriva rifugio quando si cercava il conforto, quando serviva il silenzio pieno, nutriente..alimentato da quella poesia che si respirava, intorno alla sua grande casa, che veniva apparecchiata sulla sua immensa tavola, spennellata tra le cornici e sostenuta dal suo fermo credo. La definizione "essere un pò fuori dalle righe", sottolinea quel modo di essere e di porsi che ti delimita, relativamente dal resto, ma che ti eleva, sicuramente da questo: la suddetta, appartenendomi mi spinge a ricercare i miei simili, senza mai discriminare gli altri. Perchè "quello che non deve mai non essere", è "la libertà di essere"..è "la nostra sacrosanta deità". E ora io vivrò di più, conoscerò senza nessuna tregua, raccoglierò ogni parola data per ricavarne sorrisi e se ritornerò a "zero", sarà solo per queste parole: "io che tradisco la metrica, io che vado oltre ogni logica, cerco comunque nel mio cuore, che non si sbaglia mai". Quando ho aperto la valigia c'era tanto materiale: vi ho trovato la fatica, l'intelligenza della sfida, quella furbizia della vita. Poi tanta dedizione, la responsabilità,il gioco, l'esempio, la strada e la casa. Con la paura scaturita ho superato le fobie, ho allentato quelle stringhe che mi bloccavano le gambe. Come "guerriero della luce", mai dimenticherò la gratitudine, ma come "dea aspirante", mai ti ringrazierò, caro il mio "uomo della valigia"..perchè gli dei fra di loro non si ringraziano, sarebbe un 'universale anomalia. Perchè ringraziare se stessi è superfluo, tu sei il mio 'alter ego' e puoi capirmi. Ma volersi bene è legittimo, indispensabile, inconfutabile.
Tu non sei una guerriera della luce ma dentro la luce combatti, ed è diverso perchè riconosci da altra prospettiva le ombre...