Perdiamo
le uniche sembianze
striate nel tempo
fermo di limpidi saperi
galoppante di parvenze
Di raganelle gracchianti
nei laghi comuni
dove acque melmose
scivolano le membra
ed essenze intorno
di petali appariscenti
distolgono
da abluzioni sincere
Troviamo appoggio
sulle sponde sgranate
di grossolane pietre
non ne vorremmo il peso
Il cielo definisce
linee
di un confine palpitante
rubicondo di nubi
sfiora le teste perfette
acconciate da rivoli
di peli annodati
Non scorrono idee
come fiumi di salvezza
Ovatta di finzione
comprime le tempie
doloranti
di senso
di vuoti
perpetui
e abitua il gesto.
Non accade per caso
Ogni lacrima
non piange distrazione.
Luciana BIANCO
mercoledì 30 novembre 2011
martedì 29 novembre 2011
FAGOTTINI DI SORPRESE INFINITE CON LEGACCI DI LIQUIRIZIA (ricetta di un dolce)
Per questi fagottini occorrono polvere di stelle e cenere di galassie da impastare in quantità universali insieme al succo di cinque galbuse (le cugine delle stelle, quelle che brillano solo al mattino, nelle giornate umide dell'inverno). Mescolare vorticosamente, fino a formare una nuvola consistente, enorme, significativa con forma sagomata alla vostra stessa. Soffiare poi con gentilezza e fare in modo che la nuvola si raccolga, imminente, nella tavoglia dorata, adagiata di musica, sopra un tavolo di cristallo. Prendere le quattro punte della tavoglia e chiudere il tutto con collane formate da tubicini di pasta cotta su legno di ginepro. Tenere al caldo per un'ora di leziosa pazienza e aprire la tovaglia molto lentamente per secoli a venire e svelti poi afferrare il bavero dell'impasto ottenuto, convincendolo a stendersi immediatamente sulla teglia, precedentenente unta con olio di sirene. Dividere il composto in tanti quadrotti che riempirete con una farcia preparata con le dimenticanze di ognuno di voi, con gli inchini delle danze di un tempo, con i cortei di sventolatori audaci con le bandiere di tutto il mondo, con gli applausi dei cantanti, con i rimproveri dei nonni, con le carezze degli amori veri e i brividi del freddo e del piacere. Dopo aver riposto la farcia degli ingredienti suddetti, chiudere i quadrotti con i fili di liquirizia e infornare per un giorno intero alla temperatura del Tropico del Cancro. Una volta sfornati, servire i fagottini di sorprese infinite in piatti assolutamente nebulizzati con acqua di rose e spolverizzati con zucchero di pensiero.
Buon Appetito ^__*
Luciana BIANCO
Buon Appetito ^__*
Luciana BIANCO
lunedì 28 novembre 2011
..DI BOCCA ROSSA
Lingue
nelle melegrane
che rovistano
il sentire dell'umido frutto.
Il dolciastro succo
mescola saliva
nelle bocche.
La mia e la tua
suggellate
l'un l'altra
come locuste
nell'atto d'amore.
Stride
di canto intenso
arpeggia il desiderio..
le bocche e gli sguardi
intenti al frinire
con dita intrecciate
tra le fronde
di venerande
corone
di carnosi diademi.
Luciana BIANCO
nelle melegrane
che rovistano
il sentire dell'umido frutto.
Il dolciastro succo
mescola saliva
nelle bocche.
La mia e la tua
suggellate
l'un l'altra
come locuste
nell'atto d'amore.
Stride
di canto intenso
arpeggia il desiderio..
le bocche e gli sguardi
intenti al frinire
con dita intrecciate
tra le fronde
di venerande
corone
di carnosi diademi.
Luciana BIANCO
domenica 27 novembre 2011
NEL PEZZO DI UN QUADRO
C'è un pieno
di gabbiani
nel blu
di questo mare affollato.
Delimitato
lo spazio
concesso
le ali strette
nel volo
di un pezzo di libertà.
Profondo
mutevole
l'accenno di uno sgarbo
che affonda
tra le onde ruminanti.
Il suono sordo
della brezza
si adagia
di spessore
di coltre umida.
Lento
è il respiro
di acque e stelle marine.
Luciana BIANCO
di gabbiani
nel blu
di questo mare affollato.
Delimitato
lo spazio
concesso
le ali strette
nel volo
di un pezzo di libertà.
Profondo
mutevole
l'accenno di uno sgarbo
che affonda
tra le onde ruminanti.
Il suono sordo
della brezza
si adagia
di spessore
di coltre umida.
Lento
è il respiro
di acque e stelle marine.
Luciana BIANCO
lunedì 7 novembre 2011
IL GIGANTE
Hai lasciato
l'imbrunire
sulle lenzuola
il letto disfatto
come il mare increspato di marzo.
Hai camminato
a cuore lento
per ore
respirando forte
con i piedi tra le fosse dei leoni
e i boccioli di rosa.
Salire nelle vertigini
di un tornado
per raggiungere
mete ambite del tuo essere.
Spiluccare
la panna dalle nuvole
arpeggiando
quei raggi del sole
tra porpora e oro.
Non lasciare
che tutto si sgretoli.
Non divincolarti dalla morsa dei pensieri
avverti lo stringere
fino a desiderare
la calma assordante.
Nel punto di fermo
quello più lontano
quello più familiare
abbandonati
nell'onda che arriva.
Viaggia nell'abisso
e sublima i racconti
con pesci e coralli.
Non aspettare
i denti dello squalo
i loro occhi
sono punte di spillo
non fidarti dello sguardo.
E quando la stanchezza
ti sputerà nell'aria
respirala piena
poichè sarai un gigante!
Luciana BIANCO
l'imbrunire
sulle lenzuola
il letto disfatto
come il mare increspato di marzo.
Hai camminato
a cuore lento
per ore
respirando forte
con i piedi tra le fosse dei leoni
e i boccioli di rosa.
Salire nelle vertigini
di un tornado
per raggiungere
mete ambite del tuo essere.
Spiluccare
la panna dalle nuvole
arpeggiando
quei raggi del sole
tra porpora e oro.
Non lasciare
che tutto si sgretoli.
Non divincolarti dalla morsa dei pensieri
avverti lo stringere
fino a desiderare
la calma assordante.
Nel punto di fermo
quello più lontano
quello più familiare
abbandonati
nell'onda che arriva.
Viaggia nell'abisso
e sublima i racconti
con pesci e coralli.
Non aspettare
i denti dello squalo
i loro occhi
sono punte di spillo
non fidarti dello sguardo.
E quando la stanchezza
ti sputerà nell'aria
respirala piena
poichè sarai un gigante!
Luciana BIANCO
giovedì 3 novembre 2011
SCULACCIANGUILLE (.. così mi chiamavi)
nella lontananza più aspra.
Mi manchi
nella serenità del gioco
e te ne andasti
allo stesso modo.
Perfetti noi
gambi di fiori
sbocciati a farfalla
nel prato più intenso
dei nostri sorrisi.
Non mi arresi
al tuo volere.
Ignaro
della sua natura
attendesti il divenire
con vivacità e paure
di un fanciullo.
Abbiamo amato
le nostre danze
laboriose
e creduto
nell'armonia delle parole
che scrosciavano
rotonde e di conforto
cercando incastri generosi
disilludendo lo scettico.
Il torrente
cantava per noi
mentre piantavamo
frutta estiva
sotto la tiepida pioggia di casa.
Luciana BIANCO
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