Le dita
profumanti del silenzio
che nutriva
di fieno
la bocca.
Seminavamo saperi
che germinavano
altrove
senza capire dove
potessero rinascere.
Le nuvole
riunivano pezzi di cielo
per il capriccio del sole
con perenni rugiade
appannavamo i cristalli
del desiderio
e le fiamme gelavano il fuoco.
Ardeva l'acqua
di lago
per giorni interi
sublimava nella parte dell'aria cobalto.
Sotto ogni segno
svelava
creature gioiose
e l'intero pianeta
supplicava.
Tormento.
Fu così che
il fuoco
precipitò nell'abisso
l'aria parve densa all'improvviso
come nebbia di alabastro.
Mai più il sangue
circolerà all'inverso
per capirne
il giusto senso.
Mai più i tuoi occhi
prederanno le icone di vetro
frantumante al tocco disumano.
Del tempo giunto
l'ultimo maestro
ne farà tesoro
e solo la luna verserà l'inchino.
Luciana BIANCO
domenica 11 settembre 2011
sabato 3 settembre 2011
LA CORTECCIA
Quel male
scandagliato
distribuito a schegge.
Ogni piccola parte
urla
per quella più grande
che racconta.
Non sorprenderti
se tendo la mano
mentre continui a spingermi.
Voglio
immergermi nel tuo dolore
per soffrirne
di nuovo sentire
rinnovando
il tormento di attimi
che si aggrappano allo stomaco
e ricadono
cedendo nelle gambe.
Mi fermo
rannicchiata
sotto la quercia
con la testa
sulle sue radici.
Le dita
percorrono
i solchi paralleli
decifrando
la corteccia
dell'atavica scrittura.
Mi dicono
di non abbandonarmi al timore
di aspettare che
l'orizzonte del cielo
divenga
pari al dito indice
per poter afferrare
e chiudere
nelle mani l'universo
stringendolo poi nella polpa
e berne il succo.
Luciana BIANCO
scandagliato
distribuito a schegge.
Ogni piccola parte
urla
per quella più grande
che racconta.
Non sorprenderti
se tendo la mano
mentre continui a spingermi.
Voglio
immergermi nel tuo dolore
per soffrirne
di nuovo sentire
rinnovando
il tormento di attimi
che si aggrappano allo stomaco
e ricadono
cedendo nelle gambe.
Mi fermo
rannicchiata
sotto la quercia
con la testa
sulle sue radici.
Le dita
percorrono
i solchi paralleli
decifrando
la corteccia
dell'atavica scrittura.
Mi dicono
di non abbandonarmi al timore
di aspettare che
l'orizzonte del cielo
divenga
pari al dito indice
per poter afferrare
e chiudere
nelle mani l'universo
stringendolo poi nella polpa
e berne il succo.
Luciana BIANCO
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