Ogni volta
che parli, mi lasci
tormenti di sabbia.
Potrei renderla al mare
ma ne conservo.
Ogni granello una parola
i discorsi nel pugno,
dalla clessidra
ne allento l'uscita.
La stringo forte nella mano
se ti sollevi a bufera
scaraventandomi contro
conchiglie
con madreperle in frantumi.
Scorre la terra avorio
si capovolge
allo scadere del tempo
poi, quando mi rilasserò
dandomi l'occasione,
si adagerà
lungo le rive passite
di una spiaggia assolata.
I gabbiani
allo svelto raduno
sullo scoglio salmastro
spiccano il volo
lasciano
sirene silenti.
Non si ode
canto o guizzo di pesce.
Rimane
la risposta
di un manto, nello scuro
avviluppa le membra della notte
nelle veloci ore.
Ti domando stella
della tua luce a lanterna,
mi rispondi
brillante di fierezza
che nel bagliore dei sogni
s'intravede la strada.
Mi accovaccio
per un riposo
ma ci credo poco, poi sbadiglio.
La clessidra stringe lo spazio
la polvere rallenta.
Ci
passa
appena
un
pelo
di
coniglio.
Luciana BIANCO
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