mercoledì 1 giugno 2011

INGORDA E INFINGARDA

Scendono selvagge
come gocce
di pioggia severa
sensazioni
durevoli
nell'intimo vago.
Nell'anima
un lago perpetuo
sbaraglia
distese di acque marine.
In apparenza fermo
in negligenza
si muove felino.
Sempre
l'arbitrio slacciato
sostiene
il gambo di un fiore
variopinto..
sempre
la scelta corruga la mia bocca incerta.
Accarezzo
il peso dei sassi
nel mio grembo..
saranno polvere
da soffiare
e questo sangue
che sgorga pieno
disseta
le fauci del giorno
che mi divora lento.
Ma io ho più fame di lui.
Ho fame del tempo
che spadroneggia attento..
mangio i minuti
come ciliegie
spenzolanti dai rami.
Ne abbraccio
l'albero distinto
proseguendo a bocca piena
ingorda e infingarda.

Luciana BIANCO

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